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Fuga di cervelli? Restare in Italia o partire all’estero? Ecco come ho vissuto io l’aver lasciato il mio paese e cosa direi a mia figlia se decidesse di andarsene.
Quando sono arrivata in Italia avevo 22 anni.
Non parlavo mezza parola di Italiano e venivo da un mondo per cui l’Occidente era qualcosa di molto, molto lontano.
Geograficamente ma soprattutto culturalmente.
E’ stato come ritrovarmi al Luna Park. C’era tanto di tutto dappertutto, c’era la possibilità di scegliere e per me, che alla scelta non ero abituata, questa è stata una delle cose più difficili.
Ma c’erano anche un’educazione diversa, abitudini diverse, cibo diversissimo, temperature e stagioni molto diverse (anche se devo dirvi che abituarmi all’inverno milanese è stata una delle cose meno difficili).
La lingua in fondo non era nemmeno l’ostacolo più grande. Ti fai degli amici e magari incontri l’amore e poi gli italiani sono pronti a chiudere un orecchio o anche due sui tuoi errori.
La difficoltà è un’altra. Non riconoscere i sapori e i profumi di casa tua. Non avere vicino tutto quello che conosci e ti è familiare.
Il che, però, è anche una fortuna.
Se sei curioso (e io lo ero) vivere in un paese diverso dal tuo è un’occasione incredibile per conoscere ed arricchirsi.
E può essere la tua fortuna. Per me lo è stato.
Mi chiedo spesso come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta in Russia, se non avessi vinto (e davvero non me l’aspettavo) quel concorso di bellezza, “Look of the year” a Mosca. Da lì è cominciato tutto …
Me lo chiedo ogni volta che leggo o ascolto interviste ai ragazzi Italiani che hanno lasciato questo paese o pensano di partire. Ogni volta che sento parlare di fuga di cervelli.
Me lo chiedo, naturalmente, anche da genitore.
Cosa direi a mia figlia se fosse lei a dover decidere se restare in Italia o partire all’estero?
Le direi che vivere in un altro paese per un periodo è sempre una straordinaria occasione per arricchirsi e mettersi alla prova.
Le direi di metterci entusiasmo ed impegno per far fruttare quell’occasione e far sì che la renda una persona migliore e più completa, professionalmente e umanamente.
Le direi di non viverla come una fuga, qualunque sia il motivo che la spinge ad andarsene. Essere arrabbiati con un paese che non ti offre le opportunità che pensi di meritarti può essere un buon motore per la tua ambizione, ma alla lunga farai i conti con te stesso, non con quanto ti sei lasciato alle spalle. Fai le tue scelte per te, non per rabbia o per dimostrare qualcosa a qualcun altro, questo le direi.
Usa il tuo talento, la tua preparazione, la tua tenacia e cerca le occasioni che possono farti crescere e appagarti.
Le direi tutto questo.
Quello che non le direi è che mi addolora vederla partire se sapessi che in qualche modo deve farlo per darsi una possibilità che a casa sua non ha.
Poi la aspetterei, pensando che forse un giorno “tutte le strade riporteranno a Roma” e il bagaglio che porterà con sé sarà straordinario. Anche per noi che siamo rimasti qui.
May 29, 2016
È un bel articolo.
una domanda ch faccio anch’io da madre .
Grazie
Olga