
Come ha imparato l’italiano. Le difficoltà, le figuracce, la simpatia e il mio amore per la lingua italiana, la più musicale di tutte.
Oggi mi sono capitate per le mani delle vecchie foto dei miei primi lavori in TV e sono scoppiata a ridere.
Sono in Italia da così tanti anni ormai che, anche se mi capita ancora di avere qualche dubbio su questa lingua, in fondo mi sento abbastanza italiana anch’io.
Non è stato sempre così.
Lingua italiana? Per me come il cinese!
Dovete considerare che imparare l’italiano per me 25 anni fa e stato come imparare il cinese.
Una lingua in cui le eccezioni sono più delle regole (per la mia testa da ingegnere era incomprensibile) e piena di suoni che non capivo (ma dov’è la differenza tra casa e cassa? E come si pronunciano -gli e -gni?).
Ai colloqui per “La grande sfida”, tutti in inglese, io ho continuato a ripetere che non parlavo italiano ma mi sentivo ripetere “Vabbè”.
Beppe Recchia, il regista di Canale 5, mi aveva vista in un ristorante e il giorno dopo mi ritrovavo ad un casting e l’unica cosa che sapevo era che in quella trasmissione sarei stata la “primadonna” senza avere idea di cosa volesse dire.
Così quando Jerry Scotti e lo staff vedendomi arrivare mi hanno chiesto per che ruolo ero lì e io me ne sono uscita col mio bell’ accento Russo con un “Primadddona” tutti sono scoppiati a ridere.
Avrei voluto seppellirmi.
Il mio italiano e le mie figuracce
Ma è stato solo l’inizio di una serie di figuracce.
Studiavo la lingua italiana da te mesi e per me il verbo potere era ancora “io poto, tu poti, …” ma in TV me la sono cavata. Almeno ero simpatica!
Alla mia famiglia che mi chiedeva di spiegare com’era l’italiano, dicevo “boh, questi fanno sempre domande”. Perché l’italiano credo sia l’ unica lingua in cui “perché” è uguale nelle domande e nelle risposte (altro che why e because!) e io la differenza d’intonazione proprio non la sentivo!
Ogni tanto mi salvavano i miei buoni colleghi, come quella volta che in “per tutta la vita” ho commentato una storia d’amore con un “mi fa senso” e Frizzi mi ha corretto con un “ti fa effetto, forse”.
Per fortuna che voi italiani non siete un popolo suscettibile!
Poi è stata la volta dei paroloni.
Come quando su “Scherzi a parte” il vigile ha chiamato mio marito energumeno e io lì impalata con un punto di domanda gigante sulla fronte.
Parlare italiano è come cantare: la lingua italiana è la più musicale!
Ma intanto il mio italiano migliorava e quel che più mi piaceva era la musicalità della lingua italiana, e il senso di calore che tante parole trasmettono.
Connubio e’ la mia parola preferita, pane è bellissima e bambina ha un suono meraviglioso!
Così oggi, anche se non ho ancora capito la differenza tra vocali aperte e chiuse (datemi altri vent’anni e ci arrivo) e ogni tanto parlo come il mio navigatore (avete presente “la rrota viene calcolata”), spesso infilo parole italiane anche quando parlo russo, perché è così bello e tante parole sono così piene di significato da non poter essere tradotte!
E devo ringraziare un popolo così disponibile da avermi sempre aiutata.
Prima tra tutte quella vecchietta che, nei tempi in cui non esisteva Google Map, mi ha accompagnato al mio primo appuntamento a Milano perché non riuscivo neanche a leggere i nomi delle vie sulla piantina della città.
Datemi ancora un po’ di tempo e pronuncerò alla perfezione o-GNI parola.
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