Sanremo e i miei sogni di bambina


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Natasha Stefanenko Sanremo. In teoria una bambina russa c’entra poco con il festival della canzone italiana. E invece …

Lo avreste mai detto che per me calcare il palco di Sanremo è stato come realizzare un sogno di bambina?
“Come faceva la Stefanenko, che viveva in Unione Sovietica, a conoscere Sanremo?”

Beh, quando io ero piccola nell’ex URSS l’unica finestra sul mondo occidentale era proprio il vostro Festival della canzone. Probabilmente perché all’epoca i testi erano davvero leggeri, con nessun rimando al sociale o alla politica. Tutto Cuore-amore e leggerezza, temi che  andavano forte anche da noi, che eravamo tutti attaccati allo schermo.

Mi ricordo che per il fuso orario c’erano due ore di differenza; le puntate duravano tanto e io mi addormentavo sul divano, ma non mollavo.
Nessuno mi spostava dal sofà perché per niente al mondo mi sarei persa  l’ ospitone straniero. E poi quella scalinata e gli abiti luccicanti …
Figuratevi nel mio paese sperduto degli Urali vedere Boney M  cantare “Daddy cool” con i pantaloni a zampa d’elefante!
Naturalmente cantavo le canzoni italiane (di cui non capivo niente) inventandomi le parole. Cantavo “ti amo, ti amo” e non avevo la più pallida idea di cosa significasse. Poi mi registravo le cassette vicino allo schermo; il suono che ne usciva era orrendo, ma io, a girare per strada con la mia amica del cuore e lo stereo a batteria acceso sulle canzoni italiane mi sentivo molto cool…

Mi ricordo benissimo la Anna Oxa di “Pagliaccio Azzurro” e “Un’emozione da poco”  …

e gli incredibili look suoi e di Patty Pravo.

E poi Albano e Romina, che nel 1982 hanno fatto anche la mia di “Felicità”, con mia mamma che, disperata per la mia altezza e certa che non avrei mai trovato marito, per la prima volta mi ha consolato dicendomi “Vedi, anche lui è più basso di lei”.

Natasha Stefanenko Sanremo Al Bano e Romina

Photo Credit Mondadori Portfolio 1984

Sanremo ai miei occhi di bambina era un sogno.
E siccome qualche volta i sogni diventano veri, nel 1997, mentre con Fabrizio Frizzi conducevo “Per tutta la vita” dal Teatro delle Vittorie a Roma, nella puntata dedicata a Sanremo ho potuto indossare il magnifico abito nero che Mina aveva portato al Festival nel ’74.
Non ho potuto indossare la sua voce, ma per una volta “la volpe di Mosca” si è travestita da “tigre di Cremona” 😉

Natasha Stefanenko a Sanremo

Poi, siccome capita anche che i sogni si avverino due volte, nel 2003 Pippo Baudo mi ha chiamata a Sanremo come membro della giuria di qualità.
All’epoca conducevo Taratatà e Festivalbar. Mi occupavo di musica in due belle trasmissioni, ma essere una giurata a Sanremo è stato un onore davvero grande.
Ed essere chiamata da Pippo, poi, che per me di Sanremo era il re, fin da quando lo guardavo dal sofà di casa mia in Russia è stato davvero il coronamento di un sogno di bambina.

Natasha Stefanenko Sanremo Mike Bongiorno e Pippo Baudo

Photo credit FondazioneMike

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