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La vita da genitori è fatta di tante tappe e, ma ecco perché la maturità dei figli è un momento davvero speciale.
Ho scoperto che l’esame di maturità si chiama cosi in moltissimi paesi oltre all’Italia.
Mi chiedo se tutti i ragazzi del mondo lo vivano con la stessa apprensione e se tutti i genitori del mondo provino le stesse preoccupazioni (che talvolta ammettono) per il dopo- esame e lo stesso groppo al cuore (questo più difficile da ammettere) per l’allontanamento che questo momento sancisce.
Perché se per i ragazzi la maturità è la fine di un lungo periodo di studi e l’inizio davvero dell’età adulta, tutto questo comprensibile entusiasmo è difficilmente condivisibile da un genitore che nella fine della scuola vede, inevitabilmente, la fine della fanciullezza.
Si, è vero che l’adolescenza da anni ormai ci prepara a questo momento, ma l’esame di maturità sancisce davvero la fine del periodo della vita in cui comunque continuavamo a pensare a loro come ai nostri bambini. D’ora in poi potremo confessarlo solo a noi stessi che loro erano e saranno sempre i nostri bambini, ma guai a sognarci di dirlo loro.
Vivere questo momento con mia figlia, lo studio “matto e disperatissimo”, come lo chiamava Leopardi, che era anche delle nostre parti, la paura e poi la gioia, gli scoppi di vitalità che segnano questo breve momento di follia prima dell’inizio di una strada nuova e impegnativa, è tutto entusiasmante, come lo è stato percorrere insieme ogni step della sua giovane vita.
Ma che malinconia! A voi posso confessarlo.
Prendere tra le mani la foto del suo primo giorno di scuola e vedere la ragazza che è diventata mi riempie d’orgoglio, ma potessi riavvolgere il nastro e ritrovarmi a ripetere le tabelline, forse lo farei.

Sasha al suo primo giorno di scuola
Invece mi ritrovo a pensare che tra pochi mesi la sua stanza sarà vuota, che la chiamerò la sera per sapere come è andata la sua giornata, sarò fiera dei suoi successi e le starò vicina nei momenti difficili, ma a un passo di distanza. E a quel passo ancora non mi sono abituata.
Le dico che tornerò più spesso a Milano, in quella che è stata la casa di me e Luca quando eravamo una giovane coppia e ora sarà casa sua e, con la scusa del lavoro, ci vedremo spesso e lei scherzando (spero) mi dice “mamma, ma non puoi trovarti un monolocale?”
Mi abituerò a tenere quel passo di distanza. A patto che non sia troppo grande.
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