Destino e storie d’amore: l’incontro dei miei genitori


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Credete a destino e storie d’amore? Io si. La storia dell’incontro dei miei genitori nell’Ex Unione Sovietica sembra un film.

Ogni tanto ripensando all’incontro tra i miei genitori e alla loro storia d’amore mi dico che sembra la sceneggiatura perfetta per un film. Papà del resto negli anni ’60 era bello come un attore e mamma aveva dalla sua un carattere da vera protagonista. 

Ma vado con ordine…

Mio padre è di origine Bielorussa. Nato in campagna, vicino a Mogilev, come accadeva a tutti i neo laureati dell’ex unione sovietica, il governo decise per lui dove sarebbe andato a lavorare (questo accadde anche a mia sorella, che fu mandata in Ucraina, e a me, che ero stata destinata a lavorare in una città vicino al fiume Volga).
Così spesso accadeva che le persone trovassero l’amore là dove erano state mandate a lavorare e vi rimanessero a vita. 

Mio padre ed altri nove ragazzoni erano stati assegnati a Riga, capitale della Lettonia, ma all’ultimo momento la loro meta fu cambiata: una città segreta sui Monti Urali. 
Cosi i dieci amici partirono pronti all’avventura e al loro arrivo nel villaggio in cui viveva mia madre crearono non poco scompiglio. 

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Dovete sapere che gli uomini russi non sono mai stati famosi per la loro bellezza, ad eccezione dei bielorussi: alti, muscolosi e con occhi azzurri che stendono!

All’inizio tutti e dieci furono alloggiati dal governo nell’unico alberghetto presente in città. Lavoravano tantissimo e nel tempo libero si dedicavano agli sport: sci, pallavolo, nuoto e pattinaggio sul ghiaccio. 

Destino e storie d’amore: l’incontro dei miei genitori

Da novembre a marzo lo stadio del paese si trasformava in una pista di pattinaggio su ghiaccio, dove i giovani andavano per incontrarsi e dove anch’io da piccola andavo a pattinare. 

Ebbene, su quella pista mio padre, pattinando a folle velocità, colpi mia madre. 
Si rese conto di aver travolto quella ragazza minuta solo al giro successivo, quando lei, a terra con un ginocchio sanguinante, gli inveì  contro.
Lui si offrì di aiutarla, ma lei, che è sempre stata orgogliosissima, non gli diede spazio e per i mesi a venire ogni volta che lo incrociava in paese cambiava addirittura strada. 

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Però il destino spesso vede meglio di noi ed era inevitabile che lei avrebbe ceduto a quello sguardo. 

L’estate successiva al ballo  della piazza del Sabato di fronte al palazzo della  cultura, mentre l’orchestra suonava e le ragazze sospiravano per quei dieci ragazzotti che avevano sbaragliato la concorrenza di ogni  altro ragazzo in città,mia madre, trovatasi a competere con le amiche, accettoò di ballare con mio padre (che nel frattempo aveva preso lezioni di valzer).
I due aprirono insieme la serata e pare che abbiano stregato il pubblico, oltre ad essersi stregati a vicenda. Fu amore e dopo un lungo periodo di fidanzamento, nel 1964 si sposarono, il 4 luglio. 

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Il “generale” Svetlana, mia madre, non aveva lasciato nulla al caso, i fiori, il vestito, l’orario di arrivo degli ospiti, quello dei parenti, …
Quel che non aveva previsto era il volo che fece mio padre correndo in moto per andarsi a sposare (possiamo dire che tutta la loro storia sia stata costellata dai voli di mio padre…).
Il fusto bielorusso si presentò con le labbra spaccate, il vestito sgualcito e un’ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Mia madre, neanche a dirlo, lo fulminó, ma lo sposo comunque e un anno dopo nacque mia  sorella. 

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Poi arrivai io e per tutta la mia giovinezza vivemmo in cinque (con noi c’era anche la nonna) in un appartamento di 80  metri quadri, diviso in tre locali, assegnato a mio padre in virtù del suo lavoro.
Il resto è storia che conoscete già: come sono arrivata in Italia, come ho conosciuto Luca, … , ma diciamo che tradizione di casa vuole che il destino metta sempre il suo zampino nelle nostre storie d’amore. 

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